L’AFRICA TRA SPERANZE E DELUSIONI

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Attraverso le lettere di Melis alla moglie Gabriella è possibile seguire gran parte delle vicende da lui vissute in Africa Orientale, sia da libero che da prigioniero. Egli scrisse abbastanza spesso, fornendo molte informazioni, soprattutto nel periodo in cui fu libero.

Il 5 giugno 1940 partì da Napoli sul piroscafo “Colombo” con l’ordine di scortare documenti segreti al comando dell’Aeronautica di Addis Abeba e, secondo le indicazioni, avrebbe dovuto rientrare al massimo in agosto.

Egli non accolse positivamente la notizia del trasferimento, preoccupandosi di dover abbandonare gli impegni all’Università e di allontanarsi dalla moglie. Tuttavia, si convinse che quell’esperienza avrebbe potuto giovare alla propria carriera militare, soprattutto considerando che avrebbe comportato un allontanamento di pochi mesi.

L’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940, che sorprese il piroscafo ancora in navigazione nel Canale di Suez, sconvolse i piani e costrinse Melis a vedersi prolungare la permanenza in Africa.

Egli però non si perse d’animo e per mesi tentò di tutto per rientrare, puntando a partecipare ad un concorso bandito per agosto. Grazie all’aiuto di Gabriella, rimasta a Roma, cercò di sensibilizzare tutti i livelli del Ministero con appelli ed esposti a vari funzionari e persino a Mussolini. Il periodo tra l’agosto e il dicembre ’40 trascorse in una continua alternanza tra speranze di rimpatriare ritenute ogni volta più concrete e immancabili smentite.

Il fervore dei primi mesi cedette lentamente il passo alla rassegnazione e allo sgomento nel sentirsi impotente al cospetto degli ordini superiori e della situazione internazionale che stava precipitando inesorabilmente. Dal gennaio 1941 Melis si dimostrò consapevole di non poter tentare nient’altro e nelle lettere smise quasi del tutto di accennare al rimpatrio.

Il cambiamento di prospettiva si deve a tre fattori: il trasferimento a Gimma, che gli permise di lasciare Addis Abeba dove non si trovava più a proprio agio, ma soprattutto l’inasprirsi del conflitto e il peggioramento delle proprie condizioni di salute. Inoltre, si fece sempre più forte in lui la consapevolezza della probabilità di cadere prigioniero degli Inglesi.

Appare evidente che, dato il contesto, l’obiettivo di Melis non fosse più il rimpatrio, ma la sopravvivenza.

L’esperienza in Africa durò fino al settembre 1944, oltre quattro anni che gli valsero la medaglia al merito e la promozione a capitano e quindi, in un certo senso, servirono allo scopo di progredire nella carriera militare, ma lo segnarono al punto di indurlo ad abbandonarla definitivamente.

  • Federigo Melis in divisa dell'Aeronautica