Pur nella sfortuna di dover restare in Africa Orientale e quindi di trovarsi in una situazione comunque pericolosa, Melis ebbe la buona sorte di non dover combattere e di poter vivere in una zona che per un po’ di tempo rimase fuori dal conflitto vero e proprio. Per questo si può parlare – almeno per i primi sette mesi  e salvo qualche rara eccezione – di una guerra più “percepita” che vissuta direttamente.

Egli dette qualche notizia di ciò che accadeva in aree più o meno vicine a dove si trovava e, almeno finché rimase ad Addis Abeba, si trattò di informazioni sugli allarmi dovuti ad incursioni aeree a quanto pare senza conseguenze.

Le cose cominciarono a cambiare dal febbraio 1941, quando si trovava a Gimma e dal carteggio si percepisce sensibilmente. Da quel momento egli iniziò a vivere la guerra in modo più diretto per l’aumento degli attacchi inglesi nella zona. La notizia della caduta di Addis Abeba non fece altro che corroborare la sensazione che il conflitto si stesse inasprendo e fosse sempre più vicino. Gli eventi ebbero come conseguenza per lui la sempre più netta percezione di quale avrebbe potuto essere il proprio destino se gli Inglesi avessero raggiunto anche Gimma.

Occorre notare che le informazioni sulla situazione bellica fornite nelle lettere furono sempre piuttosto scarne: Melis non indugiò molto nel racconto dei fatti di guerra, forse perché non voleva spaventare eccessivamente la moglie. Non è un caso che, fino a quando la situazione non cominciò a peggiorare, insisté nel tranquillizzarla riguardo alle misure di sicurezza di cui era dotata la zona dove si trovava.

In seguito, però, i toni mutarono, tanto da rendere bene la sensazione di accerchiamento che dovevano provare gli Italiani a di stanza Gimma. Da quel momento iniziano a comparire nelle lettere gli accenni alla probabile cattura.

Se Melis aveva qualche informazione sulla situazione locale, scarse invece, dovettero essere le notizie su quanto accadeva a livello internazionale. Sappiamo che talvolta ascoltava i bollettini trasmessi dalla radio, ma nelle lettere gli accenni a ciò che accadeva in Italia o anche in altri Paesi sono estremamente rari.